Se parliamo in termini di energia, poco in effetti.
Nello spazio non abbiamo grandi forze a contrastarci, se abbiamo una direzione corretta, possiamo viaggiare serenamente.
Sai cosa è davvero difficile?
Allontanarsi dalla terra.
Quello è un gran casino.
Qualche giorno fa, leggevo un articolo della NASA dove si faceva presente che per raggiungere la stratosferica potenza che serve per lanciare nello spazio le gigantesche astronavi, viene sfruttato quasi il 90% del combustibile.
Si esatto, per far fare poche centinaia di km ed arrivare nello spazio, si usa quasi tutto il combustibile a disposizione. Per fare i restanti 254.000.000 km, basta la parte rimanente.
Questa cosa mi ha fatto riflettere sulla comfort zone, che secondo me ha la stessa attrazione della terra. Allontanarsi da una situazione sicura, è davvero davvero complicato, sappiamo quello che abbiamo e non immaginiamo quello che potremmo avere.
Quando dobbiamo uscire da una situazione di stallo, dove non stiamo bene ma a cui siamo abituati vediamo solo pericoli e situazioni spiacevoli, la paura, l’abitudine, l’ansia, prende spesso il sopravvento.
Proprio come ho detto in un mio articolo passato, in situazioni difficili il nostro cervello cerca subito gli ostacoli, e lì si sedimenta, in modo da darci subito l’occasione di fare un passo indietro e “salvarci”.
Il cervello umano non è progettato per buttarsi nella mischia, ma per tenerci al sicuro.

Spingerci oltre i limiti e varcare soglie sconosciute è lo sforzo di coraggio più grande che si possa fare.
E questo vale in tutto: vita, sentimenti, lavoro, sport, etc…
Se si vogliono raggiungere risultati diversi bisogna avere il coraggio di cambiare.
“Fare e rifare la stessa cosa sperando che qualcosa cambi, è la definizione di follia.”
C’è un altra cosa che non ti ho detto:
Una volta uscita dall’atmosfera, l’astronave usa poco più del 2% per arrivare a destinazione, tutta la restante parte, viene sfruttata per l’atterraggio, ed evitare di atterrare come una freccetta contro il bersaglio.
Questo mi ha fatto ancora riflettere sul parallelismo di prima.
Una volta trovata tutta la forza per uscire dalla comfort zone, ed aver alzato il culo, tutto sembra più semplice, siamo così carichi ed abbiamo così tanto fuoco nelle vene che diventiamo inarrestabili!
Portiamo a termine un compito dietro l’altro, e tutto sembra andare come speravamo, siamo finalmente felici e le paure si indeboliscono.
Ma.. Ma.. MA.. ATTENZIONE.
È qui che si rischia davvero!
Sai perché?
Immagina: Hai fatto tutto bene, sei partito, hai fatto i tuoi sacrifici, hai sfruttato il giusto carburante, hai evitato le tempeste di meteoriti, hai stretto accordi con gli alieni, hai raggiunto traguardi unici, MA, all’atterraggio ti schianti.
L’intera missione sarebbe stata vana!

L’atterraggio è il punto fondamentale, è la chiusura, il coronamento del percorso, è la parte finale.
È l’ultimo kilometro della gara. È l’ultimo mattone del muro. È l’ultima ripetizione quando il bilanciere ti sta schiacciando. È ciò che divide i vincenti dai perdenti.
Senza questo, non c’è conclusione, non c’è risultato, non c’è crescita.
L’atterraggio fatto bene è quello che ti fa guardare a testa alta chi non ha creduto in te e nelle tue idee.
Insomma, ho pensato che alla fine è la crescita che è simile ad un viaggio nello spazio, non sai cosa ti aspetta, potrebbe andare storta qualsiasi cosa, ma se ci credi davvero spingendo forte dal primo momento e ti ricordi che l’obbiettivo finale è l’unica cosa che conta, in fondo, fa molta meno paura.
Ed a questo proposito, come spesso dico: “La paura era assolutamente necessaria. Senza la paura mi sarei spaventato a morte.“
Buona scoperta,
Marco