Il Rubber duck debugging è una tecnica famosa nell’ambiente degli sviluppatori, e serve per trovare e risolvere i problemi.
La procedura è molto semplice: prendi una paperella di gomma, la metti difronte a te, e gli spieghi il tuo codice, ripercorrendo passo passo tutto il flusso logico che dovrebbe far funzionare il tuo programma.
Se sei dettagliato, e qualcosa non funziona, probabilmente verrà fuori, ed il metodo avrà funzionato.

Un po’ come quando da piccoli la maestra ci diceva di spiegare la matematica come se la dovessimo far capire ad un bambino. Dando per scontato la semplicità dei ragionamenti che richiede la cosa riuscivamo a scendere nel dettaglio e capire a nostra volta anche le sfumature che non c’erano necessariamente chiarissime.
Ecco, questa è la versione 2.0 per migliorare i flussi, anche se si è da soli.
Negli anni mi sono accorto che questa è una tecnica molto più potente, che si può applicare anche alla risoluzione pratica di problematiche di vita quotidiana, manageriali e di business.
Colgo l’occasione per Presentarvi Poldo

Si lo so, non è una paperella, ma qui in ufficio tutti abbiamo un animale diverso per non confonderci.
Una delle cose che ad esempio Poldo mi ha insegnato è che per risolvere un problema, non è possibile avere la stessa mentalità di quando l’ abbiamo creato.
Te lo ripeto: per risolvere un problema, non è possibile avere la stessa mentalità di quando l’ abbiamo creato.
Hai capito? Sei attento? Non stai solo scrollando giusto?
Nel dubbio: per risolvere un problema, non è possibile avere la stessa mentalità di quando l’ho creato.
Devo necessariamente distaccarmi dalla mia persona e dal mio pensiero, dimenticare ciò che credo di sapere, e guardare le cose con altri occhi.
Questo è importante perché se ragioniamo solo con la nostra testa spesso non ci accorgiamo di problemi, che, se non presi in tempo portano a situazioni difficili da risolvere.
In passato ho fatto tante volte questo errore con le pubblicità, promuovendo ciò che piaceva a me, e non ciò che avrebbe funzionato per il pubblico di riferimento.
Questo grosso errore, in anni passati mi ha portato a consumare grosse fette di budget, difficili poi da recuperare.

Voglio raccontarti un episodio in particolare successo non molto tempo fa:
Dovevamo fare un video spot di un sogno. Io ho sempre sognato in prima persona, e non pensavo ci fossero altre possibilità. Solo chiedendo a Poldo e ad altri miei colleghi ho scoperto che in realtà ero una minoranza. Ho dovuto fare ricerche apposite prima di poter procedere.
Se non avessi messo in dubbio anche ciò che per me era assolutamente certo, non avrei mai allargato i miei orizzonti, e fatto una pubblicità efficace.
Rimani elastico nelle tue posizioni e pronto al cambiamento, un po’ come l’acqua, che si adatta per massimizzare gli spazi, e scoprire nuovi orizzonti.
E non dimenticare mai una delle regole del successo: “Parla come se avessi ragione, ascolta come se avessi torto“
Buona scoperta,
Marco