Kaizen
Nell’era dell’innovazione tecnologica e della digitalizzazione, dove si è perennemente in corsa contro il tempo e contro i propri competitor, uno degli elementi che causa maggior discontinuità nel processo di crescita è il timore del cambiamento!
Di contro, anche nel mondo dell’organizzazione aziendale si è diffuso un singolare approccio che da un lato si oppone alla corsa innovativa intesa, in senso occidentale, come “istantanea, frenetica e rivoluzionaria”, dall’altro delinea una sistema altrettanto innovativo per l’ottenimento del successo, in termini di crescita individuale, professionale, imprenditoriale e sociale. Questo approccio è il metodo Kaizen.

Origine del Kaizen
Il termine giapponese Kaizen (改善) proviene dalla crasi di KAI (cambiamento) e ZEN (meglio) ed il significato più comunemente attribuitogli è “cambiamento in meglio / miglioramento continuo“.
In realtà, diverse interpretazioni suggeriscono una natura più profonda e sfaccettata dello stesso concetto. Una di queste si concretizza nel legame interdipendente tra crescita individuale e sviluppo aziendale, connubio che porta ad un miglioramento in termini di innovazione, inteso come processo graduale fatto di piccoli cambiamenti e non come balzo istantaneo e rivoluzionario (Kakushin).
Non è un mistero che anche il più piccolo cambiamento implichi spesso grandi sacrifici. Serve grande determinazione per riuscire a scardinare gli standard ai quali si è abituati, mettersi in discussione e rinnovarsi partendo da se stessi, per poi manifestare il cambiamento anche sul piano aziendale.
Cenni Storici e Toyota
Il senso moderno del Kaizen trova la sua matrice nel processo produttivo della storica azienda automobilistica Ford, ma deve la sua fama ai grandi risultati che, grazie ad esso, ha ottenuto la Toyota. È al metodo Kaizen che l’azienda automobilistica nipponica si affidò, successivamente alla seconda guerra mondiale, al fine di ottimizzare i processi di produzione automatica dei telai automobilistici.

Tale sistema prevedeva di ridurre al minimo qualsiasi spreco aziendale e di migliorare l’organizzazione, in funzione di renderla più flessibile al cambiamento. In questo contesto, il tempo rappresentava certamente un fattore determinante, una risorsa da non sprecare mai nel corso delle lavorazioni.
Tanti piccoli miglioramenti per ogni singolo reparto produttivo, standard sempre più elevati in ogni piccolo processo, furono ingredienti fondamentali nella ricetta del miglioramento dell’organizzazione complessiva. Con questo sistema, Toyota ottenne risultati così strabilianti che, qualche anno dopo, l’applicazione della Tecnica e della Filosofia Kaizen si diffuse perfino in Occidente.
Metodo Kaizen
Il metodo si basa fondamentalmente su 5 principi:
- migliorare i processi;
- seguire i cicli PDCA e SDCA;
- elevare la Qualità, adottando sistemi di Total Quality Management (TQM);
- realizzare ed sostenere un buon sistema informativo;
- porre degli standard da raggiungere investendo sul Team o gruppi di persone focalizzati in attività ben definite.

Mi piace chiamarlo KaiMuzen!!!
Adesso entriamo nel vivo di come la tecnica Kaizen abbia influenzato Muza Studio, esplorando come questi principi abbiano portato a benefici individuali e aziendali per ogni componente del Team di Sviluppo.
Le prime domande che ci siamo posti sono come poter migliorare i processi aziendali, la produttività, l’ambiente di lavoro e l’ecosistema in cui viviamo ogni giorno.
Bene! Il primo step da dover affrontare in un piano di perenne miglioramento è Il Ciclo PDCA (Plan-Do-Check-Act).
Leggendo l’acronimo, notiamo subito la parola Plan, che può essere tradotta con pianificare, riferito alle proprie attività, focalizzandosi sugli obiettivi ai quali si ambisce.
DO ovvero Fare, quindi iniziare ad agire ed operare per poter mettere in pratica le azioni programmate.
Successivamente è necessario fare un Check, cioè il controllo del piano e delle azioni definite in precedenza. Si giunge quindi al momento finale ACT, ovvero all’attuare in maniera definitiva, evitando gli errori già commessi nella fase DO (e che hanno determinato un insuccesso), con lo scopo di migliorare e standardizzare il processo.
Il Ciclo PDCA va ripetuto, ponendosi obiettivi e standard qualitativi sempre più elevati, per stimolare continuamente il processo di crescita ed aumentare i margini di miglioramento.
Qui da Muza Studio siamo molto ambiziosi e puntiamo molto in alto, pur rimanendo consapevoli del fatto che il sentiero per un tesoro nascosto si intraprende sempre con una mappa completa e ben studiata. Per questo motivo, investiamo molto nella comunicazione tra i diversi gruppi e le diverse risorse, in modo da poter mantenere una visione ad ampio spettro in merito alle necessità e agli obiettivi da raggiungere, pianificando tutto (PLAN).

Ogni qualvolta dobbiamo sviluppare un Sito Web, un CRM o un Portale CustomIzzato (personalizzato) è necessaria una progettazione preliminare, sia in termini di UX (User Experience) che in termini di UI (User interface). In parole comuni, delineiamo esattamente come un utente debba comportarsi all’interno del sito (UX) e la logica con cui il tutto deve funzionare, ma sopratutto progettiamo come tutto debba apparire (UI).
Una volta analizzato e pianificato il progetto, si passa infatti all’azione, avviando lo sviluppo di quanto analizzato in precedenza: DO.
È tutto molto divertente e creativo! Siamo un turbinio di idee che non smette di plasmare magicamente la realtà, secondo ciò che ha visualizzato.
Nella fase di Check, talvolta la magia si affievolisce ed iniziano i “sudori freddi” e le “occhiate fulminanti”.
Questo è quello che accade tra il reparto Grafica ed il reparto Sviluppo, i due nostri macro gruppi, quando fanno prontamente venire a galla le piccole falle del progetto e dove sempre “il modulo del carrello oscura il banner per il crosselling, ma poiché nella progettazione era strutturato cosi, cosi è stato fatto!!!” Developer Dixit.
Uno scenario accompagnato dalle irritanti quanto divertenti risate “sotto ai baffi” del reparto Marketing, che aveva notato tutto, ma ritiene sicuramente più divertente scatenare critiche costruttive che ci permettono, tra rimproveri amari e dolci risate, di passare alla fase finale ACT.
Qui si corregge, ottimizza, e si apportano migliorie il progetto, che risulta essere unico anche se le funzioni sono apparentemente comuni.
E quindi perché Kaimuzen?

L’estratto di cui sopra vuole essere un piccolo esempio pratico di come il metodo presentato possa essere declinato nell’organizzazione di un’azienda e delle sue risorse.
È importante avere a mente che tanto il metodo Kaizen quanto i tanti altri processi che possono aumentare le performance di un’azienda, sono sempre approcci che nei quali si riflette il cuore pulsante dell’azienda: le persone che la compongono!
Il modo in cui ciascuno lavora per se stesso e per gli altri, lo stimolarsi a vicenda, il crescere assieme, sia come individui che come professionisti, sono valori che plasmano coerentemente il luogo di lavoro e si materializzano nei risultati raggiunti.
Kaimuzen non è soltanto un semplice gioco di parole, ma è un concetto più profondo e ricercato che esprime quella intangibile forza e quella passione che ogni componente del Team di Muza Studio infonde in ogni singola idea, azione o processo produttivo, rendendoci unici e rendendo unici i progetti dei nostri partner.
Se l’articolo ti è piaciuto e vorresti maggiori approfondimenti sulla tecnica Kaizen e su come applicarla, sul piano personale o sul piano aziendale, scrivici nei commenti. Saremo lieti di scambiare con voi nuove idee e competenze.
Giuseppe hai scritto un ottimo articolo riuscendo a coniugare efficacemente tre elementi: una tecnica storica, la sua applicazione al mondo del business digitale ed il contributo che Muza può portare al cliente plasmando i tre elementi insieme per centrare un obiettivo di business. Complimenti!